2013, Le indagini

Castello di Salizzole (VR)

Storia 

Il castello di Salizzole si distingue come uno dei complessi edilizi medioevali piu’ importanti di tutto il Basso Veronese. L’imponente struttura architettonica comprende due torri di eta’ diversa unite da un ampio corpo centrale. La torre occidentale, merlata, risale al XII secolo; rivela una più marcata funzione difensiva: le uniche aperture dei primi piani erano infatti costituite da strette feritoie, mentre solo più in alto sono visibili tracce di piccole aperture ad arco, oggi tamponate e in parte sostituite da più grandi finestre architravate o ad ogiva, frutto di qualche tardo intervento ottocentesco di riutilizzo della torre, che ha pure sconvolto l’originario assetto interno dei solai. Sul lato ovest son visibili ancor oggi alcune tracce d’aggancio con altri corpi di fabbrica – purtroppo scomparsi – che probabilmente completavano la struttura del più antico castello, di cui la torre fungeva forse da mastio.

La torre orientale con l’adiacente portale d’ingresso e’ da attribuire da un intervento di Alberto Della Scala, risalente alla fine del Duecento, dettato dalla volontà di rimarcare l’ascesa economico-sociale della famiglia dei Salizzoli dopo il matrimonio tra Verde e Alberto I della Scala, ad esso possono ricondursi anche la parte dell’adiacente fabbrica che collega le due torri e un corpo simmetrico sul lato opposto, di cui oggi restano solo alcune tracce – tra cui un bel portale con ghiera ornata da una fascia in cotto con motivi geometrici – negli attuali edifici.

Protetto a sud-est dalla linea difensiva del Lungotione, ed arretrato rispetto alla strada mediana che collegava Mantova ad Este – sulla quale insistevano invece i centri di Nogara, Sanguinetto, Cerea e Legnago – il castello di Salizzole non svolgeva, per la sua posizione geografica, un particolare ruolo di difesa nella complessa macchina bellica messa a punto dalla Signoria veronese: del resto le strutture scaligere di Salizzole palesano apertamente parecchi tratti peculiari delle residenze urbane, con ampie aperture ornate da ghiere in cotto e tufo, secondo moduli che sono caratteristici delle squadrate architetture civili del periodo tardo romanico veronese. E a rivelare, ancora, la funzione prevalentemente residenziale delle nuove aggiunte al complesso fortificato sono pure alcune raffinate soluzioni architettoniche dell’interno, come la bella volta a crociera con costoloni marcati da nervature ogivali, che si trova al pian terreno del mastio scaligero.

L’accesso al castello, ricavato nel corpo di fabbrica occidentale annesso alla torre (e ora murato), è caratterizzato da un ampio portale ad arco ornato da ghiera, la cui ricca decorazione a motivi floreali mostra strette consonanze e analogie con quella della porta-torre in capo al Ponte Pietra di Verona, eretta da Alberto I nel 1298: elemento, questo, che potrebbe suggerire una datazione non molto lontana.

Dal portale, che si ipotizza protetto da una saracinesca e forse da un fossato – di cui però non rimane traccia alcuna – si accedeva ad un “corridoio” d’entrata in origine coperto da una complessa struttura a volta lunettata, da cui si passava poi al grande recinto retrostante, adottato nei secoli successivi a funzioni agricole. Della cortina continua che doveva chiudere la corte, e di cui oggi si indovina il perimetro nell’amplissima area destinata ad aia, non rimane più traccia. Così neppure si ritrovano elementi che confermino l’esistenza di altre due torri che il Bresciani ha supposto esistessero agli angoli meridionali del quadrilatero, e che si vorrebbero distrutte nel settembre del 1441, quando le milizie di Francesco Sforza, capitano di Venezia, misero a sacco il castello. Ma a smentire, almeno in parte, tale ipotesi è la nota mappa dei Frari del 1439 – e dunque anteriore all’incursione dello Sforza – nella quale il castello di Salizzole viene raffigurato con due torri congiunte da un corpo orizzontale. Schema che, con lievi variazioni, vien ripetuto nelle successive rappresentazioni cartografiche dei secoli XVII e XVIII dove, accanto al maniero, compaiono edifici rurali – portici e barchesse – che denunciano le varie trasformazioni subite dal complesso fortificato per adattarlo a funzioni agricole.

Alla fine del Settecento – la data (1798) è leggibile sopra una porta del sottotetto adibito a granaio – risale invece la sistemazione definitiva del corpo che congiunge le due torri, al cui interno non mancano soluzioni originali: come il bel salone coperto da volta a botte.

Le prime notizie storiche riguardanti i suoi possibili proprietari risalgono alla seconda meta’ del XIII secolo. Fonti d’archivio parlano di una donna, Verde de Saliceoli, proprietaria a Salizzole di alcuni appezzamenti di terreno e, presumibilmente anche del Castello.

E’ documentato che gia’ nel ‘300 detta “Verde de Saliceolis” era moglie di Alberto I Della Scala. E’ probabile quindi che il castello sia passato in eredita’ da Verde, madre di Cangrande I, agli Scaligeri dopo la sua morte avvenuta nel 1305. Da quel momento la proprieta’ e’ entrata a far parte del patrimonio dei Della Scala. Dopo la dedizione di Verona alla Repubblica di Venezia, la Serenissima decise di vendere all’asta tutti I beni. Fu in quell’occasione, e precisamente il 23 marzo 1407, che Nicola Capella acquisto’ parte del Castello comprendente la torre occidentale, vasti possedimenti terrieri e i diritti giurisdizionali. I Capella conservarono la proprieta’ del complesso fino alla seconda meta’ del Seicento, quando l’ultima erede Eleonora., sposata con Camillo Giuseppe Cosmi, lascio’ i beni e al figlio Cosmo Cosmi Capella. Nel 1793 mori’ Camillo, l’ultimo erede maschio della famiglia. Furono cosi’ I discendenti delle sue tre sorelle, Matilde, Veronica ed Eurienna, a dividersi il patrimonio. Nel 1813, alla stesura del Catasto Napoleonico, l’edificio con le sue adiacenze era diviso in due parti; quella accidentale comprendente il corpo centrale e la torre piu’ antica apparteneva agli eredi Cosmi-Capella; quella orientale comprendete l’altra torre al regio demanio.

Storia recente

Il pregevole complesso che, assieme al castello di Sanguinetto, costituisce una delle più interessanti architetture fortificate della bassa veronese e rappresenta tra l’altro un’emergenza di gran lunga più significativa del nucleo abitato di Salizzole, versa purtroppo ormai da vari decenni in uno stato di totale e deprecabile abbandono.

Completamente scoperta e svuotata dalle strutture dei solai è la massiccia torre scaligera – ch’è poi una delle parti più interessanti del castello -, mentre le ampie lacune e fori visibili nella copertura della parte residenziale di collegamento fra le due torri stanno portando ad un rapidissimo degrado dell’intero complesso.

Alla fine degli anni ’80, l’amministrazione comunale di Salizzole, che dal 1980 è divenuta proprietaria del castello, ha ritenuto opportuno cercare di porre rimedio a tale stato di cose facendo studiare un piano di restauro e di recupero per bloccare il pericoloso degrado, salvare le strutture e restituire questo splendido oggetto architettonico ad un pubblico riutilizzo.

Fonti:

[http://www.comune.salizzole.vr.it

[http://www.verona.com/it/guide/verona/salizzole-il-castello/]

Testimonianza su fatti inspiegabili accaduti all’interno del maniero

Nel gennaio 2012 sono apparsi due articoli sul giornale “L’Arena” inerenti a fatti inspiegabili vissuti in prima persona dal presidente della corrente letteraria di Bovolone, Terenzio Mirandola, che la notte tra l’11 e il 12 dicembre 2011, dopo aver fatto da cicerone in costume d’epoca ai visitatori della rassegna sul Risorgimento, ha voluto trascorrere una notte all’interno della fortezza.

[..]Mirandola racconta di essersi ritirato nella stanza della torre occidentale arredata in stile ottocentesco con scrittoio, divanetto e poltrone. «Ho spento tutte le luci lasciando accese solo le candele e mi sono attardato allo scrittoio a scrivere con pennino e calamaio», riferisce il restauratore bovolonese. «Verso mezzanotte», aggiunge, «ho smorzato tutte le candele tranne una e mi sono coricato sul divanetto coprendomi con il mantello dell’abito d’epoca. Mi sono svegliato verso le tre e in direzione dello scrittoio ho visto un volto di giovane donna dai capelli castani con boccoli, avrà avuto tra i 15-17 anni, con un sorriso enigmatico, quasi ironico».
Il confine tra suggestione e realtà è molto sottile e lo stesso Mirandola ammette che non sa se ciò che ha visto sia avvenuto realmente o sia piuttosto frutto della suggestione legata all’ambiente in cui si trovava. E prosegue: «Subito non ho dato tanto peso all’episodio e mi sono riaddormentato fino alle quattro quando sono stato risvegliato da uno rumore proveniente dall’esterno che ho pensato essere il camion della raccolta rifiuti. Invece, mentre mi stavo riassopendo ho avvertito un fruscio simile allo sfregamento di piedi proveniente dalla scala. A quel punto mi sono alzato e nascosto per vedere chi fosse entrato nel castello ma non c’era nessuno. Poi mi sono riaddormentato e risvegliato verso le sette». Ma la storia non finisce qui perché il 26 dicembre, quando ha riaperto il museo, sono accaduti altri strani episodi. Nello stesso salotto ottocentesco, quel giorno, verso le 18, con Terenzio ci sono altre due persone appartenenti alla sua stessa associazione che discutono e scherzano dello strano fatto accaduto a Mirandola quando succede qualcosa.
«Nella stanza si è alzato lateralmente un quadro posto su un cavalletto ed è subito ricaduto facendo un gran frastuono», riferisce Mirandola, «ma questa volta non l’ho visto solo io e la persona che avevo accanto è sbiancata in volto». Secondo il resoconto del presidente del club culturale un episodio analogo sarebbe accaduto anche il primo gennaio durante una visita guidata. E conclude: «La mostra è allestita in tre stanze ma è strano che i fatti siano successi sempre nello stesso luogo: non so, c’è qualcosa che non so spiegarmi, non c’è una motivazione razionale, io sono scettico e non sono certo un tipo spirituale ed è per questo che ho deciso di andare in fondo alla questione andando a dormire un’altra notte nel castello».
Interpellato sulla vicenda, il sindaco Mirko Corrà afferma «che pur non essendo presente sono al corrente dei fatti perchè altri testimoni affidabili mi hanno detto di avere avvertito qualcosa di strano». «C’è da dire», precisa il primo cittadino, «che è la prima volta che una mostra permane per oltre un mese nel castello».
Nella stanzetta ottocentesca il giorno di Santo Stefano era presente anche Fernando Galantini. «Si stava chiacchierando delle storie accadute quando improvvisamente ho sentito un sussulto, come una vibrazione circoscritta alla sedia su cui ero seduto seguita da una botta lontana, quasi attenuata» racconta. «Inizialmente», prosegue Galantini, «ho pensato ad un terremoto ma non si muoveva nulla e all’esterno c’era una tranquillità assoluta senza il passaggio di macchine o altri mezzi da giustificare la scossa. Il movimento è stato avvertito anche dalla persona che mi stava accanto. Non credo a queste cose ma dopo questo episodio comincio a pensarci e lì dentro ci dormirei solo in compagnia». [..]
[fonte: L’Arena del 6 gennaio 2012 http://www.larena.it/stories/dalla_home/321278_fantasmi_al_castello_c_chi_li_ha_visti/]

Il Mirandola decide di trascorrere un’altra notte chiuso all’interno del maniero. Questo che viene riportato sotto è un pezzo dell’articolo dell’Arena del 8 gennaio 2012 [http://www.larena.it/stories/dalla_home/321832__il_fantasma_ritorna_al_castello_e_si_burla_del_suo_cacciatore]

[..]«Mentre stavo scrivendo qualche appunto personale proprio sull’esperienza che avevo fatto in riferimento a Donna Verde», riferisce Mirandola, «verso mezzanotte si è rovesciato il calamaio imbrattando tutti i fogli. Non penso di essere stato io con il braccio perché tengo il calamaio sempre in alto a 20-25 centimetri di distanza e per questo mi sono innervosito, non c’era più inchiostro e così sono andato a coricarmi». «Durante la notte», prosegue il restauratore, «non ho udito alcun rumore ma al mattino un altro particolare ha attirato la mia attenzione: la candela che la sera avevo posto nel candeliere al mattino era sul tavolo». Che si tratti di svista, pura suggestione o fantasia il sospetto resta. E la storia, anche se la mostra ha ormai chiuso i battenti, non può finire qui. Ne è convinto Terenzio Mirandola che non si rassegna all’idea che tutto ciò che è successo possa essere un insieme di fortuite circostanze: «Sono curioso di vedere cosa succederà ora e chissà che questi strani fenomeni possano stimolare a parlare qualche altra persona rimasta fino ad oggi in silenzio». [..]

 

Relazione indagine

 

ANALISI MATERIALE AUDIO

Si allegano i file dove se ne consiglia l’uso delle cuffie per un miglior ascolto dopo aver letto naturalmente, il titolo dell’audio.

 

STANZA AL GREZZO DEL PRIMO PIANO – Microfono:

1 – “Dov’eri” + colpo + “p(m)entire ancora assieme + voce indefinita

2 – Urlo straziante

3 – Strano rumore

4 – Voce femminile indefinita

 *

BIBLIOTECA PIANO TERRA – Registratore digitale:

1 – Colpo lontano + colpo vicino

2 – Colpo

3 – Colpo

4 – Colpi – passi

5 – Mugugno

6 – “Sempre lui”

7 – Rumore/colpi

*

BIBLIOTECA PIANO TERRA – Registratore digitale (durante l’indagine):

1 – “Vita”

2 – Vinciamo

3 – Voce indefinita (femminile)

4 – “Che fai”

5 – “Chi c’è”

6 – “Non c’è”

7 – “E l’ha capito”

RIMANI AGGIORNATO

Scopri in anteprima la data di nuovi eventi o risultati d'indagine

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.