2013, Le indagini

Palazzo del Diavolo – Sorgà (VR)

Costruita dal mago De Bursis alla corte dei Gonzaga, si narra che un tempo tale costruzione fosse luogo di sacrilegi, peccati, ogni sorta e vi albergasse il Diavolo dopo essere stato evocato con sacrifici umani. Abbandonata, all’interno vi è un pozzo da cui partono dei cunicoli, al cui interno dicono vi fossero i demoni cui venivano immolate la vergini sventurate. Si narra luci misteriose, rumori, pianti e ombre che aleggiano nei dintorni.

La costruzione dell’edificio risale alla seconda metà del XVI secolo, commissionata dalla nobile famiglia veronese Bertoldi, allora proprietario del luogo, e modellato su cartoni di Giulio Romano, oggi conservati presso l’Archivio Murari Brà.
La tradizione attribuisce però l’idea di edificazione della struttura al giullare di corte dei Gonzaga, con lo scopo di essere destinata a sede diplomatica tra il Veronese ed il Mantovano. Qui infatti si riunivano i rappresentanti dei duchi di Mantova e degli scaligeri, nel tentativo di giungere ad accordi di pace nei territori di confine tra le due signorie.
Qui finisce la storia documentata nei libri ed inizia quella popolare. Si racconta infatti che il palazzo fosse “di proprietà” del Diavolo in persona. Teatro di riunioni esoteriche, con sacrifici di vergini, e feste lussuriose, cui avrebbe partecipato il Maligno, il Palazzon era un luogo accuratamente da evitare, questa era la diktat del tempo. Questo fino a quando un parroco, per porre fine agli atti crudeli ed immorali lì commessi, decise di benedire il posto. Dopo la preghiera, davanti agli occhi attoniti del prete e della gente del paese, la casa sprofondò inesorabilmente nella terra. Dopo alcuni anni, proprio in quel luogo, un grande proprietario terriero la ricostruì, perfettamente identica alla precedente. Da allora, si racconta che ogni famiglia che abiti quella casa sia colpita da avvenimenti funesti.

LE CREDENZE

Molte le versioni tramandate. In comune pianti e urla provenienti dall’edificio. Secondo la leggenda Belzebù nel ‘600 abitava quelle stanze e fu cacciato dal parroco che benedì la casa durante una festa satanica.
Si racconta infatti che nel ‘600 il palazzo fosse sprofondato dopo che il parroco dell’epoca, alla testa di una processione di fedeli oranti, si recò davanti al palazzo durante lo svolgimento di una festa satanica, cospargendolo di acqua santa, con la benedizione, per scacciare appunto il diavolo che, secondo la credenza popolare, lo abitava. L’operazione ebbe l’effetto sperato tanto che il palazzo addirittura sprofondò di un piano. I fantasmi che la gente credeva lo abitassero, i pianti, le urla che si diceva si sentissero di notte, avevano una giustificazione molto più banale, come la storia del pozzo «rasadòr» (tagliatore), un pozzo che si trova nei sotterranei, ora riempito di terra, sul cui fondo si diceva ci fossero delle lame che tagliavano a pezzi chi vi veniva gettato dentro.
«Poiché il palazzo fu costruito per conto del mago De Bursis», spiega Giacomo Murari Dalla Corte Bra, «si racconta che i nemici del mago venissero uccisi gettandoli nel pozzo “rasadòr” che però non risulta avesse delle lame». Ma circola anche un’altra versione della leggenda, stavolta illustrata in un quadro naif. A «raccontarla» con il pennello un pensionato sorgarese, Olirco Bozzini, ex meccanico, pittore naif da oltre 40 anni, che nel lontano 1982 ritrasse, in un quadro, le fasi salienti della misteriosa storia popolare.
«Con quel quadro vinsi anche un premio a un concorso per pittori naif ad Arona, sul lago Maggiore», ricorda con orgoglio. Sottolinea subito che la sua versione della leggenda si discosta da quella scritta dal maestro elementare Renzo Colombini. Infatti Bozzini ricorda che, da ragazzino, sentiva raccontare la storia del parroco di Sorgà dell’epoca, agli inizi del 1600, che decise di benedire il palazzo dei Conti Murari Dalla Corte Bra, che si diceva fosse abitato dal diavolo, perché ormai i suoi parrocchiani non andavano più in chiesa ma correvano a frotte nel palazzo dove Belzebù organizzava, evidentemente gratis, orge e riti satanici con vergini pulzelle che poi uccideva gettandole nel famoso pozzo “rasadòr” e prendersi le loro anime dannate. Nel dipinto di Bozzini si vede infatti il prete seguito non da una processione di uomini e donne oranti, come raccontato dal maestro Colombini, ma soltanto da due donne, e lui (il prete, ndr) che benedice il demonio con una croce e non con l’aspersorio. Inequivocabili si vedono i segni della vendetta luciferina: fulmini che colpiscono il campanile della vicina chiesa parrocchiale, distruggendolo, e il palazzo, che poi sarebbe sprofondato, dove si notano giovani fanciulle nude che tentano di entrarvi: chi dalla porta principale, chi usando addirittura delle scale a pioli per accedere ai piani superiori, tutte ansiose di partecipare alle orge sataniche. Insomma un assalto per entrare nel palazzo dei peccati e della lussuria sfrenata.

[fonti: hesperya.net e rassegnastampaurbana.blogspot.com]

Galleria foto

 

 

Relazione indagine

 

ANALISI MATERIALE AUDIO

 

REGISTRATORE DIGITALE

1 –Addio qua regno

2 – “Che scuse vuoi

3 – Lamento – “Lo lasci stare”

4 – Pianto

5 –Pietà

6 –Saprà

7 –Sto male

8 –Tu lo vuoi

*

Microfoni:

PIANO MEZZANO:

1 – Strano fruscio

2 – Rumore ambientale (abbaio di un cane nelle vicinanze) e voce vicina al microfono che sembra dire “Non lo fai più” + urla (file originale)

3 – Dettaglio della traccia sopra

*

PIANO INTERRATO (VICINO POZZO):

1 – Vociare

2 – Toc + fischio + colpo

3 – Strana anomalia – battito cardiaco lento?

4 – Passi o colpi

5 – Passi

6 – Colpo

7 – Colpo vicino

8 – Colpo

*

PIANO INTERRATO (VICINO TOMBINO):

1 – Tocco su microfono

2 – Strofinamento su microfono

3 – Tocco su microfono

4 –Aiuto

5 – Passi

6 – “Ossigena” (o termine straniero)

7 – Coro

*

DURANTE L’INDAGINE (PIANO SOTTOTETTO):

1 – Domanda: Cosa dobbiamo fare? Risposta: “Ave Satana”

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