2015, Le indagini

Forte di Pietole – Borgo Virgilio (MN)

Indagine organizzata dall’Associazione hesperya.

Descrizione

Il forte di Pietole nasce, all’interno del piano di difesa di epoca francese, con il duplice scopo di difendere la diga progettata da Chasseloup nel 1802, coincidente con l’argine di Mincio nel tratto che dal forte giunge alle fortificazioni di Migliaretto, e che governava l’inondazione della valle del Paiolo, e di agire come presidio in difesa del lato sud della piazzaforte di Mantova. Il forte di Pietole è articolato su un tracciato a corona asimmetrico composto da una piazza d’armi centrale separata da numerose opere esterne attraverso un fossato. Dal punto di vista compositivo l’opera si basa su una serie di livelli difensivi che procedono dalla campagna all’interno della piazza d’armi, il primo livello, nonché il più esterno, è rappresentato dalla strada coperta creata con una geometria di rilevati che in origine dovevano superare di poco il metro, il secondo livello compete al fossato secco guardato alle spalle dalla galleria di controscarpa, il terzo livello fa capo alle opere esterne, rivellini e controguardie. Procedendo verso l’interno si trova poi il fossato umido, che di fatto è il quarto livello difensivo ancorché considerato passivo poiché rappresentato dalla sola acqua, e l’ultimo rappresentato dal fronte bastionato della piazza d’armi. Nello specifico l’opera è costituita da tre bastioni terrapienati e murati in laterizio, ai quali si aggiunge un bastione decentrato volto a proteggere il lato est esposto al lago. Dei bastioni sopraccitati solo quello centrale è completo di due facce e due fianchi e presenta una pianta classica pentagonale. Nei fianchi dei bastioni sono alloggiate le casematte da artiglieria per la difesa del fossato, che veniva inondato solo in caso di guerra, il quale bagna direttamente le lunghe cortine terrapienate e ricoperte in mattoni. Le due cortine, spesse fino a 22 metri che hanno la funzione di unire i bastioni, sono attraversate sull’asse simmetrico dalle due vie di sortita che permettono, attraverso un ponte levatoio oggi scomparso, di attraversare il fossato e di raggiungere il piano di campagna. Le opere esterne comprendono due rivellini, opere murate e terrapienate triangolari poste a difesa delle cortine e delle sortite, due controguardie di grandi dimensioni che segnano i limiti più esterni del forte, e due controguardie di connessione ad impianto romboidale. Queste ultime, che hanno lo scopo di irrobustire l’angolo concavo di unione tra i rivellini e le controguardie di grandi dimensioni, ospitano al loro interno due ordini di gallerie e celano le vie di sortita. La struttura del forte viene arricchita da una galleria di controscarpa che percorre l’intero perimetro esterno ai rivellini e alle controguardie. Tale elemento, peculiare di questa fortificazione, fornisce alla struttura un grado di funzionalità assoluta, infatti tutto il perimetro del forte può essere controllato da questo camminamento, protetto dal fuoco nemico che permette ai difensori di prendere gli assedianti alle spalle una volta che essi siano caduti nella trappola del fossato secco. Inoltre in capo ad ogni saliente è posto un ridotto semicircolare, in collegamento con la galleria di controscarpa, il quale consente il tiro di fucileria diretto sul piano di campagna; sotto ad ogni ridotto hanno inizio i cunicoli sotterranei detti di contromina che si estendono circa 3 metri sotto il piano della campagna per uno sviluppo lineare di circa 200 metri. La strada coperta infine, dotata di parapetti e traverse, consentiva la difesa più esterna attraverso il tiro diretto di fucileria diffuso su tutto il perimetro, mentre la difesa lontana era affidata alle artiglierie disposte sui terrapieni di bastioni e rivellini. Di grande interesse è la cura posta già in fase di progetto al collegamento tra i vari livelli difensivi, in particolare tra la piazza d’armi e le opere esterne Chasseloup realizza, sul prolungamento della capitale del bastione di sinistra, una diga-ponte che permette di oltrepassare il fossato umido rimanendo al coperto dal fuoco nemico, in questo modo le truppe di guarnigione avrebbero potuto raggiungere la galleria di controscarpa anche quando il nemico avesse superato quel livello. Successivamente gli austriaci, trovando funzionale questo elemento, lo replicarono trent’anni dopo sul lato destro del forte dando così equilibrio ai percorsi. Alla struttura del forte sono stati aggiunti nel corso degli anni diverse opere a corredarne l’efficienza: una grande polveriera, una cucina, una caserma per fanteria e numerose piccole polveriere per l’uso quotidiano; oltre a ciò negli ultimi anni di attività militare sul suolo del forte sono stati costruiti 23 capannoni in muratura adibiti allo stoccaggio di materiale bellico.L’armamento a metà dell’Ottocento era composto da 102 pezzi d’artiglieria suddivisi in 56 cannoni, 24 obici e 22 mortai.

Principali vicende storiche

Le vicende legate alla vita del forte di Pietole iniziano nel 1802 all’indomani della presentazione del piano di difesa della città di Mantova studiato dal generale François de Chasseloup-Laubat. Immediatamente il progettista si preoccupò di definire il dettaglio delle opere per cui nello stesso anno si procedette con la presentazione del piano direttore del forte e con l’avvio della procedura per gli espropri dei terreni. Nel 1803 iniziarono i lavori di costruzione della chiusa posta alla gola del forte e dalla diga-ponte di sinistra che consentiva l’allagamento del fossato.
A partire dal 1804 fino al 1813 proseguirono i lavori con la creazione del terrapieno della piazza d’armi inizialmente non murato, e con la costruzione delle opere esterne terrapienate e murate (rivellini, controguardie e galleria di controscarpa). Nell’anno 1814, a causa del conflitto degli occupanti francesi contro l’Austria, il forte fu messo in stato di difesa e si procedette con la creazione della spianata attorno al perimetro della fortificazione con la conseguente demolizione del borgo di Andes.
A partire dal 1815 il forte fu oggetto di rilievo da parte degli austriaci succeduti ai francesi, una volta accertata la consistenza e lo stato dei lavori già eseguiti il cantiere del forte riprese con nuovo slancio, nel 1835 furono infatti completate le volte murate dei cunicoli di contromina e a seguire furono costruiti i possenti muri di scarpa dei bastioni.
Dal 1840 al 1845 fu la volta della costruzione delle casamatte nei fianchi dei bastioni, ognuna di queste poteva ospitare tre o cinque pezzi d’artiglieria ben protetti dalle spesse volte in muratura e dal terrapieno soprastante. Sempre nel 1845 furono completate le due porte di sortita con ponte levatoio poste sulle cortine, quella di destra fu dotata di corpo di guardia per l’accesso al forte dalla campagna.
Le operazioni militari della prima guerra di indipendenza portarono le artiglierie del forte a far fuoco massicciamente sulle truppe piemontesi accampate a sud di Mantova.
Negli anni 1862 e 1863 fu costruita la grande polveriera posta al tergo del bastione centrale del forte che si aggiungeva alle riservette costruite negli anni precedenti. Nel 1866, all’alba della terza guerra per l’indipendenza italiana, fu modificato il profilo dei parapetti di bastioni e rivellini in modo da poter piazzare le artiglierie in barbetta. Dopo l’annessione di Mantova al Regno d’Italia nell’ottobre dello stesso anno iniziò il progressivo smantellamento degli apparati difensivi cittadini, il forte fu inizialmente incluso nella lista delle opere radiate dal novero delle fortificazioni e successivamente riammesso come deposito di materiali e munizioni. Nel 1917 infatti, colmo di munizioni accatastate oltre i limiti, un incendio, innescato dalla perdita di liquidi incendiari fuoriusciti da alcuni proiettili destinati al fronte isontino, propagò rapidamente raggiungendo la grande polveriera e le casamatte situate nella cortina di destra. Gli effetti di quella esplosione, rimasta nella memoria, sono tutt’ora visibili nel profondo cratere sul luogo dov’era posta la polveriera austriaca.
Gli anni successivi videro il forte sempre impiegato come deposito di materiali per i quali furono costruiti in più riprese magazzini e ricoveri collegati da una rete interna di decauville. Agli inizi degli anni Novanta il forte fu dismesso definitivamente, da allora attende il passaggio in concessione dal Demanio dello Stato al Comune di Virgilio.

Osservazioni

Dal punto di vista architettonico e tipologico il forte di Pietole rappresenta un esempio di architettura fortificata di scuola francese, riconducibile in particolare all’École de Mézières, completo e integralmente conservato. L’integrità si estende a tutto il contorno del fortilizio che vede il campo balistico immutato rispetto alle condizioni di duecento anni fa. Il forte presenta una grande parte delle caratteristiche peculiari delle formulazioni architettoniche del generale Chasseloup che ebbe in questo caso un’occasione per sperimentare ed affinare compiutamente la sua teoria. Si legge questo nella cura del tracciato, ed in particolare nella ricerca della connessione tra i vari livelli difensivi qui risolta con l’introduzione della diga-ponte. Questa, unita allo sviluppo della galleria di controscarpa, permette collegamenti rapidi nonostante le dimensioni dell’opera superino i 300.000 metri quadrati di superficie.
Ulteriore elemento di pregio è conferito all’opera dalla sua ubicazione, infatti il forte sorge su un’altura denominata Mons Virgilii (Monte di Virgilio), a pochi metri dalla contrada che diede i natali al Poeta latino Virgilio. Nel paesaggio circostante della sponda destra del Mincio si riconoscono tutte le caratteristiche di pregio ambientale e naturalistico cantate dal Poeta.

fonte: http://www.mantovafortezza.it/it/scheda_fortificazione/forte_di_pietole

Galleria foto

La relazione tecnica unitamente alle anomalie fotografiche ed acustiche, emerse durante le indagini, sono visibili nel sito dell’associazione hesperya.

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