2013, Le indagini

Castello di Sanguinetto (VR)

Situato nel cuore del paese, la notevole mole del castello di Sanguinetto richiama i fasti e le memorie di avvenimenti storici che dal Medioevo lo vedono protagonista fino al XIX sec. Innalzato per volere degli Scaligeri nel XIV secolo, il maniero fu donato al luogotenente Jacopo dal Verme, che lo passò al figlio Alvise, il quale nel 1416 ricevette da Sigismondo il titolo comitale. Il titolo fu confermato dal Senato della Repubblica di Venezia nel 1430. Nel 1452 il Castello venne confiscato ai discendenti Dal Verme accusati di tradimento e ceduto al Capitano della Serenissima, Gentile Della Lionessa. Alla sua morte gli succedettero le tre figlie: Nilla, Tirsa e Battistina sposate rispettivamente a Francesco Lion di Padova, Alessandro Venier di Venezia e Leonardo Martinengo di Brescia. In conseguenza di ciò il Castello fu frazionato in “carati” e trasmesso ai discendenti. Gli anni seguenti il monumento conobbe diverse vicissitudini. Il 15 novembre del 1509 alcune truppe della Lega di Cambrai si impadronirono della fortezza e la misero a ferro e fuoco.

Il castello è costituito da un imponente complesso a pianta quadrata di circa 55 metri di lato ed è giunto fino a noi nello stato attuale di configurazione perimetrale, dagli ultimi anni della dominazione scaligera. Siamo alla fine del 1300, precisamente attorno al 1375, quando il maniero si pone come una delle opere di difesa rivolte verso i mantovani.

In origine esso era costituito da un grande cortile difeso da mura merlate con accesso al centro del lato ovest del quadrato. Le mura erano a loro volta protette da un fossato tuttora esistente, alimentato dalle acque che provenivano dal Tregnon e si scaricavano poi nella fossa Sanuda. Quattro torri angolari ed altre quattro intermedie ancora oggi esistenti, testimoniano l’importanza del manufatto che è impreziosito anche da una torre d’ingresso ed una casa-torre merlata, contemporanea dalla costruzione del castello e da qualificarsi quindi come torre delle milizie. La torre posta sull’angolo sud-ovest ha invece caratteristiche diverse dalle altre che erano in origine scudate, ossia aperte all’interno ed era una torre vera e propria con una pianta più larga delle altre e forse destinata ad essere un mastio (vedi Montagnana). Come già ricordato il castello fu donato nel 1376 a Iacopo Dal Verme da Antonio e Bartolomeo Della Scala e fu proprio questa famiglia che provvide ad eseguire vari lavori, soprattutto dopo la caduta della signoria scaligera, mutando il castello da edificio militare a residenza signorile. E’ quindi databile agli inizi del 1400 la prima trasformazione con loggia terrena retta da colonne marmoree posta di fronte all’ingresso principale. Oltre alla loggia, al pian terreno sono visibili dei locali voltati a crociera mentre, al piano superiore, si può ammirare una gran sala con belle finestre adornate da formelle in cotto, rivolte tanto all’interno come sull’esterno del castello.

Nel corso dei secoli all’edificio originario venne aggiunto, nella prima metà del secolo XV, un altro manufatto altro edificio che adesso ospita la sede municipale e alla quale si accede da una scala a doppia rampa che, nel corso dei restauri effettuati prima del conflitto mondiale, si voleva distruggere. Risulta però difficile seguire le tante trasformazioni che si sono succedute nel tempo e che hanno portato ad abbattimenti, sopraelevazioni, alterazioni ed altro. Nel giro di quattro secoli il castello venne diviso in tante proprietà, ciascuna con le personali esigenze abitative. Persa la funzione di castello, non trovandosi più in una posizione strategica, la costruzione divenne residenza prima dei vari discendenti di Gentile Da Leonessa (Avogadro, Banda, Lion, Martinengo, Venier, Malaspina, Aleardi, Benaglio, Della Torre, Cappello, Medin) e poi di altri. Alla fine dell’Ottocento il castello era ancora diviso fra numerosissimi proprietari: successivamente Comune di Sanguinetto riuscì via via ad entrare in possesso di quasi tutto il complesso. Dalla sua erezione ad oggi il castello ha trascorso una vita difficile e travagliata ed oggi buona parte dell’edificio è sede municipale. Nel 1962 purtroppo, un furioso incendio ha causato gravissimi danni distruggendo tutti gli interni.

La vita del maniero è costellata di ospiti famosi e di leggende. Nel 1520 Federico Gonzaga giunse a Sanguinetto scortato da 200 cavalieri e, per accogliere degnamente l’ospite, venne fatto sfoggio di drappi e tappezzerie pregiate. Altro personaggio illustre fu Carlo Goldoni che, sembra, abbia tratto spunto da alcune vicende successe all’ombra del maniero per scrivere la commedia “Il feudatario”.

Osservando il castello, sulla torre sono visibili tre stemmi gentilizi, oltre alle feritoie, testimonianza della presenza di un ponte levatoio. Sulla destra si colloca il passaggio pedonale. Tra il portale a tutto sesto del ponte e la porta per i passaggi ordinari è presente la “bocca di leone” per le denuncie segrete. Il cortile è costituito da un bel porticato quattrocentesco, sorretto da colonne che recano lo stemma dei Dal Verme. Attorno alle finestre archiacute, un bellissimo fregio a tribole su peducci al di sopra del quale si nota un motivo floreale a garofani.

Attualmente il Castello è per la gran parte di proprietà Comunale. L’antico mastio è invece ancora privato. Al suo interno, nel bellissimo salone d’accesso, è presente un grandioso camino in stucco del XVII secolo, con arabeschi, zampe leonine e zampilli d’acqua. Al di sopra lo sguardo protettore del leone di S. Marco e di Erasmo Da Nardi, detto il Gattamelata.

Ben tre sono le leggende legate alla vita del castello. La prima che vede la tradizione attribuire al maniero due passaggi segreti che permettevano il collegamento del fortilizio con altre fortificazioni presenti nella zona; la seconda che riconduce ad alcuni episodi di sangue avvenuti al suo interno tra il 1300 ed il 1400 ad opera di Jacopo dal Verme proprietario del castello, e la terza legata a Goldoni e alla commedia “Il feudatario” il cui spunto e la cui ambientazione è legata ad avvenimenti accaduti proprio a Sanguinetto.

[fonte: www.prolocobassoveronese.it]

Curiosità

All’entrata del Castello di Sanguinetto vi è una lapide incastonata nel muro con incisa la faccia di un leone e una fessura al posto delle fauci dove chiunque, sfruttando l’anonimato, poteva imbucare un biglietto contenente una denuncia. Solitamente si trattava di frodi fiscali ma ogni tanto giungeva qualche scritto piccante.

Galleria foto

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Relazione indagine

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ANALISI MATERIALE AUDIO

Si allegano i file dove se ne consiglia l’uso delle cuffie per un miglior ascolto dopo aver letto naturalmente, il titolo dell’audio.

Microfoni:

NEL TEATRO:

1 – Porta che si apre – “Chi è” – lamenti

2 – Borbottio d’acqua oppure sonagli

3 – Tre colpi di cui il secondo più forte

4 – Chiacchierio – “Resta qua”

5 – “Chi è stata………eh” – chiacchierio

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NEL SOTTOTETTO – STANZA CAMINO:

1 – Voce femminile che sembra dire “Bimba”

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NEL SOTTOTETTO:

1 – “Ciao nonno”

2 – “Cos’è stato” (voce di bambina)

3 – “Di là” oppure “Via”

4 – “Vieni giù là” (voce di bambina)

5 – “Oh ragazzi ne fai…eh”

6 – “Vieni qua…ehi no vieni tua qua” + altra voce

7 – “Ehi tu siediti là”

8 – “Figlio no..no”

9 – voce di bambina

10 – “Ci manchi”

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REGISTRATORE DIGITALE

1 – “Ehi tu vieni”

2 – Probabile verso di un cane

3 – Urlo/pianto bambina

4 – Urlo

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REGISTRATORE DIGITALE – DURANTE INDAGINE

Parti di alcune tracce sono state alzate nel volume per evidenziare l’anomalia audio riscontrata.

1 – Domanda: “Puoi dirci il tuo nome?” – Risposta: “Piangi”

2 – Domanda: “In quanti siamo qui adesso?” Risposta: “Contare”

3 – “Ci pensavi”

4 – Domanda: “In quanti siamo qua” – Risposta: “Sei”

5 – “Vantaggi”

6 – Domanda: “Vuoi lasciare un messaggio particolare ad una persona qui presente?” – Caduta di un foglio di plastica da una panca

7 – Momentanea e parziale incorporazione di Orazio (il volume del parlato di Orazio è stato alzato in quanto parlava a voce bassa) – ad un certo punto Orazio pare parlare in una lingua sconosciuta (voce rallentata volutamente con il software) e risponde in maniera irritata al continuo parlare di Loris

 

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