Le indagini, Speciale:Il Castello di Valbona

Castello di Valbona – Lozzo Atestino (PD)

DAL 1 NOVEMBRE 2017, IL CASTELLO DI VALBONA HA CHIUSO I CANCELLI (PER FINE GESTIONE). IN AUTOMATICO IL GHP HA CONCLUSO LA PROPRIA ATTIVITA’ PRESSO IL FORTILIZIO. 

La storia del Castello

Ci troviamo ai piedi della parte occidentale del Monte Lozzo, nel Castello di Valbona che, seppur piccolo ha un suo fascino e una sua importante storia. Questa terra è molto antica in quanto vi sono stati trovati resti di palafitte e, poco sopra il castello, addirittura alcuni resti di una autentica fortificazione paleoveneta. Questo castello è sempre stato una dipendenza di quello molto più grande che si trovava nel lato opposto del monte il castello di Lozzo , di cui non restano più tracce se si esclude un antico pezzo di muro ora inglobato nella Villa Correr già Lando a Lozzo Atestino. Sembra che il castello di Lozzo risalisse addirittura al 983 allorché il conte Inghefredo dei Maltraversi fu infeudato dall’imperatore Ottone II. La fortificazione, distrutta una prima volta da Ezzelino III da Romano nel 1229 e subito ricostruita, fu teatro agli inizi del secolo XIV di uno dei fatti più misteriosi della storia della Repubblica Comunale padovana; infatti, mentre Padova era in guerra contro Cangrande della Scala, fu tradita dal conte Nicolò II°da Lozzo che, una volta scoperto, fece in modo che nel 1313 gli Scaligeri demolissero lo stesso suo castello, onde non cadesse in mano ai padovani.

E’ certo che il castello di Valbona comunque esisteva già nel 1258 in quanto ne parla in tal senso il Codice di Gianfrancesco Capodilista, ma sempre come una dipendenza del castello di Lozzo, in quanto solo questo figura risultava in un elenco di castelli per i quali venne emanato nel 1275 un decreto del Comune di Padova. Distrutto il castello di Lozzo nel 1313, quello di Valbona assunse una vera e propria posizione strategica perché al centro delle strade che provenivano da Montagnana e da Este, al confine tra i territori di Padova, Vicenza, Verona. Bisogna guardare al territorio circostante con occhi diversi, immaginando al posto della rigogliosa e fertile pianura che ci appare oggi una vasta palude malsana e pericolosa, che si estendeva fino ad Este. Le ultime opere di bonifica del territorio sono state nel 1922.

Per questo motivo i Carraresi probabilmente dal 1338 lo restaurarono e lo fortificarono; sopra entrambe le porte, in pietra bianca, c’è l’insegna personale di Ubertino I da Carrara, cioè l’elmo sormontato da un saraceno con le corna; però tale insegna fu adottata anche da Francesco I e dal figlio; facciamo riferimento a quell’anno perché il 1338 è l’anno in cui Ubertino I inizia la costruzione di parte delle mura di Montagnana e di tutto il castello di Este. Che, sotto i Carraresi, il castello di Valbona non fosse più una dipendenza, lo prova il testo di una lettera del 1402 a tutte le fortificazioni e le guarnigioni del territorio, in cui Francesco II Novello da Carrara ordina ai capitani di sorvegliare attentamente perché aveva avuto sentore di un tradimento; fra i capitani destinatari della lettera, v’era quello di Valbona. Con la caduta dei Carraresi e con il passaggio sotto la dominazione veneziana, il castello perse importanza come vera e propria fortificazione; mantenne però fondamentali caratteristiche di posto di osservazione e di controllo, se si pensa che nella guerra di Cambrai (1509-1518) un certo Cucchin, veronese, se ne impadronì in nome del re di Francia e vi stette con una guarnigione per un lungo periodo. Esso passò in seguito a numerosi proprietari, tra cui sopratutto i Barbarigo; nel Territorio padovano illustrato del Gloria (vol. III, pag. 92) si legge: «Deggiamo alla famiglia Targa sua proprietaria la conservazione di un sì bel monumento della mezzana età». Poi la proprietà passò ai conti Albrizzi.

E’ un piacere, nelle belle giornate limpide, spaziare dai suoi merli verso la campagna circostante, lontano, lontano, verso la pianura padana, immaginarla come era e come fosse facile dalle sue torri vedere con largo anticipo chi si avvicinava al castello. Ha pianta rettangolare da 40 metri x 25; dispone di sei torri di cui quattro (ai lati sud e nord) esagonali, e due (nel mezzo dei lati di oriente e di occidente) quadrate; tutte queste torri minori sono alte circa metri 16.30; proprio nel mezzo del castello sorge la torre maestra che raggiunge 22 metri. Le mura sono alte 11 metri e ne misurano 1 di spessore alla base, restringendosi alla fine a 0.50 metri. Sotto il castello vi sono quelle che un tempo erano le segrete che nel tempo hanno perso la loro funzione e che sono in parte state riempite con terra di riporto (un tempo erano molto più profonde). Le porte sono due, alte 4 metri, una a oriente l’altra a occidente; la seconda, oltre ad avere l’insegna in pietra bianca di Ubertino I, ha anche lo stemma dei Carraresi. Le porte avevano sicuramente il ponte levatoio in quanto un profondo vallo pieno d’acqua circondava interamente la struttura. Il vallo è andato poi interrato e nei lavori sono state trovate moltissime palle in pietra d’Istria, verosimilmente scagliate contro le mura soprattutto nei secoli XIII e XIV. Il castello ha all’interno un cortile dove sono esposti i resti della decorazione di un antico camino e mantiene, pur in uno stato di buona conservazione, tutto l’aspetto austero e militare che indubbiamente ha avuto in passato.

Virtual Tour

Le prigioni

Le antiche prigioni del maniero, dopo anni di sporco e disordine dovuti anche dall’alluvione che ha colpito la struttura alcuni anni fa, sono tornate agli antichi splendori.

Un doveroso grazie a Carla de Il Drago e il Templare per averci aiutato a sistemare e pulire questa importante parte del maniero,visibili solo dall’esterno.

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