2012, Le indagini

Castiglioncello: il borgo abbandonato sull’Appennino

Da Morraduccio verso Castiglioncello

Superato il comune di Castel del Rio, si arriva nella frazione di Morraduccio. Qui si può lasciare l’auto e proseguire a piedi fino a un piccolo ponte che segna l’inizio del percorso.

La strada sale dolcemente: in pochi minuti, dopo tre tornanti, appare una maestosa quercia secolare. Accanto a essa parte un sentiero stretto, lungo circa 100 metri, che porta al primo bivio del borgo abbandonato di Castiglioncello.

Le prime abitazioni abbandonate

Seguendo il sentiero verso sinistra si incontrano le prime case. Quasi tutte sono prive di porte e finestre, invase dal silenzio e dalla natura.
I vicoli stretti, illuminati solo dalle torce, mostrano oggetti dimenticati e rovinati dal tempo: resti di tavoli, sedie e scale che conducono ai piani superiori.

Ogni soglia sembra raccontare una storia, invitando il visitatore a immaginare la vita che un tempo animava il borgo.

La chiesa dei Santi Giovanni e Paolo

Proseguendo, ci si trova davanti alla chiesa, o meglio a ciò che resta della parrocchia dei Santi Giovanni e Paolo.
Il campanile, quasi intatto, domina ancora le rovine, come a voler resistere al tempo e all’abbandono.

Guardando le pietre delle mura si ha l’impressione che il tempo si sia fermato. È facile immaginare gli abitanti intenti a costruire, a vivere, a riempire di voci e gesti quotidiani le strade oggi silenziose.

Emozioni e suggestioni di un borgo abbandonato

Visitare Castiglioncello significa vivere emozioni intense: il fascino dell’abbandono, la forza della natura che riconquista gli spazi, la malinconia di un tempo perduto.
Un’esperienza che lascia senza parole e che regala suggestioni uniche a chi ama i luoghi carichi di storia.

Il panorama sulla valle del Santerno

Ritornando all’ultimo bivio e imboccando l’altra stradina, si arriva a un piazzale erboso.
Da qui lo sguardo si apre su un panorama incredibile: le montagne dell’Appennino, la valle del Santerno, le luci dei paesi che brillano viste dall’alto.

Anche in questa zona le case sono ormai senza tetto, avvolte dalla vegetazione. Le finestre rimaste in piedi sembrano cornici naturali che incorniciano la valle, regalando uno spettacolo sospeso tra malinconia e bellezza.

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Le tre foto sono tre analisi diverse, alterando solamente i colori, quello che emerge è una presunta sagoma di un bambino/ragazzo, ben definito il viso, la capigliatura, il busto ed il braccio destro. [foto/analisi di Andrea Pugliese]

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