2013, Le indagini

Villa di Pissatola di Trecenta – Canda (RO)

Siamo ritornati nella casa abbandonata da più di 40 anni a Pissatola di Trecenta nelle campagne rodigine. Siamo tornati a distanza di quasi un anno in quel casolare che conserva ancora il suo mistero… i “vecchi” raccontano che nel periodo tra aprile e giugno si potrebbe materializzare il vestitino di una bambina annegata nel fiumiciattolo adiacente, altri dicono che invece sia stata murata e che nella cameretta della bambina non filtri la luce dalle finestre. Un altro racconto risale a novembre del 2004. C’è chi dice di averla vista con il vestitino della prima comunione, a piedi nudi, capelli ricci, bionda e occhi chiari mentre giocava con la pallina, rincorrendola verso il fiumiciattolo, annegando. La stessa persona racconta che mentre stava percorrendo la strada con il suo autotrasporto, a causa della nebbia ha dovuto frenare all’improvviso, scorgendo una bambina che aveva attraversato la strada. L’autotrasportatore racconta di essere sceso dal mezzo e di aver chiesto alla piccola cosa facesse sola in mezzo alla nebbia. Lei non parlava ma sorrideva, si è voltata ed si è avviata alla villa, poi si è rigirata ed è come se un qualcosa gli fosse stato scagliato addosso. L’uomo racconta di aver sentito un forte dolore al petto, senza vedere nulla arrivargli contro. La bambina si è messa a ridere e subito dopo l’autotrasportatore vide tra le mani della piccola una palla che poco prima non c’era. Tornato al camion, l’ha ritrovato spento, l’ha provato ad avviarlo senza successo, quindi il telefono senza campo e, tornando a guardare la villa, della bambina non c’era più traccia. Decise quindi di avviarsi alla villa per chiedere una mano al furgone, credendo fosse abitata in quanto le luci del piano superiore erano accese ed avvicinandomi si accorse che la casa era disabitata ma provò comunque ad entrare. Dal piano terra avvertì dei passi e dei pianti provenire dal piano superiore, salito sulle scale e giunto al piano secondo vide una signora che lo fissava. Preferì tornare nei suoi passi, uscì dalla casa e trovò il camion acceso, si rigirò verso il casolare e non c’erano più le luci, né la bambina od altro.
Dell’accaduto ne parlò con un edicolante, nei giorni seguenti, il quale ha mostrato dei ritagli di giornale dove c’era la foto della villa e della bambina, raccontandogli e confermandogli la storia.

Altri racconti strani, testimoniano che il casolare fu oggetto di svariati tentativi di ristrutturazione, tutti non andati a buon fine in quanto, l’impalcatura che i muratori presti ponevano il giorno, l’indomani la trovavano sempre smontata e collocata ai piedi del casolare.

L’anno scorso, siamo stati ad una rappresentazione teatrale a Trecenta (RO), dove andava in scena la “Storia di Mariele”: un racconto di Cesare Stella (libro acquistabile presso la Pro Loco di Trecenta od al Teatro Comunale F. Martini) ovvero quella che pare una rivisitazione della leggenda di cui sopra, alimentando quindi il mistero che aleggia in quella casa. Si racconta di storia d’amore tra un pittore e patriota veneziano, Matteo, ed una affascinante fanciulla, dalle particolari facoltà, Mariele, che ha avuto come ambientazione una casa misteriosa sulla via di Canda e l’esile fiume Malopera, che lambisce ad est il territorio di Pissatola, vicino a Trecenta nella seconda metà dell’Ottocento. La storia in breve racconta che Mariele è una giovane donna che vive con il padre e la madre, quest’ultima fu accusata di stregoneria da parte degli abitanti, in quanto la vedevano raccogliere le erbe del posto ed a ogni solstizio di primavera ed a ogni cambio stagione, compiva riti strani che celebravano la natura. Mariele apprende questa sorta di venerazione, impara ogni tipo di rituale, insegnato dalla madre ma quest’ultima venne uccisa dagli abitanti del paese, insieme al padre, in quanto appunto accusati di stregoneria. Mariele riesce a scampare alla morte, si nasconde, ode le grida dei genitori ed il racconto dice che madre e padre vengano seppelliti sotto ad un albero vicino al fiume, poco distante dalla casa. Rimasta sola, Mariele continua a portare avanti gli insegnamenti della madre, la celebrazione della natura e quant’altro fosse in comunione con la terra. Un giorno, vede arrivare nelle vicinanze della villa un giovane a cavallo. Il suo nome è Matteo, pittore con l’indole di ritrarre luoghi di campagna. Matteo fu sorpreso nel vedere la giovane donna, timidissima nel farsi conoscere, ma lentamente e con costanza i due si conobbero meglio finché non nacque l’amore. Purtroppo venne la guerra e il giovane dovette partire per la Crimea e donò a Mariele un’ampollina con dell’acqua da portare sempre con sé e promettendole di tornare vivo. Dalla guerra di Crimea, Matteo non tornò più. Passarono mesi prima che alla casa bussò chi le annunciò che Matteo fu ucciso in battaglia, e durante una celebrazione della natura, Mariele rivolse una preghiera al suo Matteo, integrando il suo rito con l’ampollina data in dono. In quell’istante, un fulmine la colpì, uccidendola. Mariele scivolò lenta lungo il fiume. Oltre il ricordo, oltre la memoria, oltre l’abbandono, oltre la separazione, oltre il dolore. In quel gran affresco che è la vita, con il suo destino e con la sua misteriosa armonia degli eventi. L’arcana sintesi di una alchimia che sovente intreccia la nostra esistenza con l’imponderabilità del fantastico, dell’esoterico, del soprannaturale. O forse con la sola forza sentimentale dell’amore.

Mariele

Di seguito riproponiamo evp dell’indagine svolta nel settembre 2012, consigliamo, come sempre l’uso delle cuffie:

Evp:

Ciao

 

Galleria foto

 

Relazione dell’indagine del 10/08/2013 ed analisi foto

ANALISI MATERIALE AUDIO

[Registratore digitale – piano primo]

1 – “Aiuto”

2 – tocco su microfono

3 – fruscio

4 – rumore

5 – presunto coro

6 – “Prendi la”

7 – passi + “tu sai”

8 – estratto dell’evp “tu sai”

Annotazione EVP 5 “presunto coro”:

Abbiamo inviato il file audio ad un prof. di musica che dopo averla ascoltata e sincronizzata con software specifico scala voci per cori ha riscontrato che la nota sincronizzata e prolungata a due o più voci femminili (tipo coro) è un fa diesis si, detta anche “la nota del diavolo” infatti tanti compositori passati e presenti la evitavano e la evitano assolutamente dai loro spartiti. Nel medioevo era proibita in quanto si credeva evocasse il diavolo. Ricordiamoci che comunque il luogo è meta di riti e sette sataniche.

***

[Registratore digitale – stanza murata]

1 – “Mariele è alla porta”

2 – strofinio seguito da un colpo

3 – “a sua volta” (spazio vuoto) “vide Matteo”

4 – colpi

5 – colpi

6 – rumori come se qualcuno stesse spostando mobili e sedie

7 – voce indefinita di donna

***

[Registratore digitale – diretta indagine]

1 – tra i sec. 21 22 23 si sente un flebile “basta” (sotto le voci di Andrea e Erica) avvertito solo da Gian Franco durante l’indagine

2 – A morte (amo te)

3 – Alla domanda del medianista – Risposta “mi senti” + probabile tocco su campanellino

4 – Alla domanda di Gian Franco – riposta “Ci provo”

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